Gate 17. 11.58 am.
In fronte a me si illumina a intermittenza la scritta “La Porchetta. Eat live love – Italian”. Credo che di italiano non ci sia nemmeno la scritta sui bicchieri, in questo bar della zona internazionale dell’aeroporto di Cairns. Ma ormai è diventata un’abitudine, come quella di portare lo zaino di qua e di là, svuotarlo la sera e riempirlo al mattino seguente.
Stamattina l’ho chiuso per l’ultima volta durante questa mia Journey in Australia. Alle 8.55 lo shuttle dell’ostello mi ha portato qui in aeroporto, check in e poi… Beh eccomi qua.
Sono arrivato a Cairns martedì sera, solo e spaesato come ogni volta in cui approdavo in una città nuova. La sera stessa ho conosciuto una ragazza olandese e un londinese con il mio stesso nome, e abbiamo parlato così tanto da dimenticare addirittura di cenare. Discorsi seri e posati oltre ovviamente alle cazzate da giovani Backpackers in giro per il mondo. È stato divertente perché ci siamo raccontati più o meno tutta la nostra vita, ma non ricordo che lei si sia presentata. Conosco il nome del suo cane, di sua sorella, la data di nascita del nipote, il lavoro del cognato, ma non il nome di lei.
Beh, non credo sia veramente importante perché ogni volta, dopo quella sera, ci siamo guardati e sorrisi, come se ci conoscessimo da sempre.
Questo è quello che veramente rimarrà impresso nella mia mente, la facilità con la quale sono riuscito a conoscere gente da tutto il mondo senza veramente dare importanza alle formalità. Dividere i 4 litri di vino comprato a 10 dollari senza il bisogno di chiedere, guardare le stelle e raccontandosi le parti difficoltose della vita senza aspettarsi nulla in cambio, condividere esperienze e stati d’animo. Parlare semplicemente, con quella semplicità che è insita nell’azione stessa, ma che vivendo in una società impostata… Stiamo perdendo.
Mercoledì ho visitato Apollo Reef, uno dei migliaia di siti lungo la barriera corallina. Snorkeling, scuba dive a 10 metri di profondità, barracuda e pesci pagliaccio, coralli di migliaia di anni, isole dell’estensione di 10 metri quadri… Uno dei passeggeri della barca di chiamava John Lennon, inverosimile ma vero, non ti prendo in giro.
Si rientra a casa con un sorriso diverso la sera, con la consapevolezza che le cose davvero belle non devono per forza luccicare.
Giovedì mattina ho fatto bungee jumping a Cairns, nel mezzo della foresta pluviale ma talmente alto da poter vedere l’oceano davanti a me e la città intera alla mia destra. Ricordo, ancora con la pelle d’oca, le parole che mi da detto il tipo sopra la piattaforma quando, con i piedi sul bordo e lo sguardo nel vuoto, ho lasciato la mano dalla ringhiera: “look in front of you, and dive the ocean”. E così ho fatto, dopo un ultimo respiro, pesante come il piombo, ho fissato l’oceano e immaginando di tuffarmici dentro ho saltato.
Sensazione indescrivibile ed indimenticabile, da provare assolutamente.
Venerdì ho raggiunto il mio personale punto più a nord d’Australia, Cape Tribulation, quel punto del continente chiamato così da James Cook nel 1770 perché vi sono iniziati tutti i problemi della navigazione verso l’Inghilterra. Ho camminato nella foresta pluviale, dove persino gli albero cercano di ucciderti, in modo passivo per carità, ma sempre in modo preciso e sofisticato. Ho navigato un fiume infestato da coccodrilli, ai quali non interessa se sei uomo, uccello o mucca, ti uccidono anche se non vogliono mangiarti, e ti lasciano incastrato nel fondale fino a quando sei morbido abbastanza da essere inghiottito senza procurargli reflussi gastrointestinali. Ho approfondito la mia conoscenza sulla cultura aborigena, assistendo ad una spiegazione da un capo tribù in un luogo reso sicuro dal fumo prodotto dalla combustione di alcune foglie umide.
In ostello, per tutte e 4 le notti, il tempo è volato parlando fino a notte fonda con gente, ascoltando musica in camera, o cercando di dormire mentre i miei due compagni di camera di scambiavano effusioni molto spinte nel letto sopra di me. Questa è stata la mia ultima notte a Cairns, tra puzza di piedi, mugugni e tanto sonno.
Finisce oggi con questo volo verso Sydney quella vacanza che tanto ho aspettato e desiderato, che tanto mi ha impaurito e stressato, quella stessa vacanza che mi sono sudato lavorando tutte le sere in cucina, quella stessa che sembrava infinita e dura, come lo scalare una montagna, ma che ora vista da qui sembra solo un lungo cammino terminato difronte al “La Porchetta. Eat live love – Italian”.
Un cammino che mi ha temprato nel corpo e nella mente, che mi ha fatto superare molti vincoli fisici e mentali, che mi ha reso più confidente con il mondo, e con la vita stessa.
Finisce oggi un tour che non credevo di portare a termine, che desideravo ma che mi spaventava, che mi rende orgoglioso di me.
E adesso sarà ancora Sydney. Dolce, calda, amata Sydney. Con occhi diversi, mente aperta, viso leggermente abbronzato, barba lunga e nuovi obiettivi… Ma sempre la mia Sydney.
Ho superato i miei limiti, sono arrivato dove pochi credevano arrivassi.
Ma questo è solo un trampolino di lancio…
Non sono ancora arrivato dove tutti i giorni spero di arrivare.
Grazie Australia, grazie Queensland.
Grazie vita, grazie sacrificio.
Grazie per questa possibilità, ho fatto del mio meglio.
E grazie Matteo, per aver creduto in te.
C’è l’hai fatta.
M. G.